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Editore: Feltrinelli
Anno: 2002
Lingua: Italiano
Rilegatura: Non inserito
Pagine: 118 Pagine
Isbn 13: 9788871081670
Godimento del tempo e dei luoghi, il camminare è uno scarto rispetto alla modernità. Viaggiare a piedi è un gesto trasgressivo, una potente affermazione di libertà. E' un avanzare in modo trasversale nel ritmo frenetico della vita moderna. "Il mondo a piedi" propone un modo nuovo di viaggiare, mette in relazione il punto di vista dei personaggi storici quali Stevenson, Sansot e Basho, ponendoli attorno a un tavolo immaginario a scambiarsi opinioni sul senso del percorrere il mondo e la vita a piedi. Una dissertazione che induce a considerare con curiosità un aspetto ormai insolito del viaggio.
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“Camminare significa aprirsi al mondo. L'atto del camminare riporta l'uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi. E un'esperienza che talvolta ci muta, rendendoci più inclini a godere del tempo che non a sottometterci alla fretta che governa la vita degli uomini del nostro tempo. Camminare è vivere attraverso il corpo, per breve o per lungo tempo.” (pag. 9)
“Perdere tempo a camminare appare come un atto anacronistico in un mondo dominato dalla fretta. Poiché introduce una dimensione dilettevole del tempo, come dei luoghi, il camminare rappresenta uno scarto, uno sberleffo alla modernità. È qualcosa che intralcia il ritmo sfrenato della nostra vita, un modo pacifico di prendere le distanze. Del resto, i nostri piedi sono fatti per muoversi, da essi non spuntano radici.” (pag. 11-12)
“La modernità è l'avvento del rumore: dovunque c'è sempre un telefonino che suona. L'unico silenzio che le nostre società conoscono è quello, provvisorio, dell'avaria, della crisi della macchina, dell'arresto della trasmissione. È una pausa della tecnicità piuttosto che l'emergere di un'interiorità. A volte basta che cessi un rumore continuo, che il rumore della pompa dell'acqua o dell'automobile s'interrompa per un attimo, perché il silenzio si manifesti a portata di mano, con una presenza sensibile, materiale e volatile al tempo stesso.” (pag. 37)
“Camminare è un atto che spoglia, che mette a nudo, e ricorda all'uomo l'umiltà e la bellezza della sua condizione. Oggi, il pellegrino è animato da una spiritualità personale; il suo andare produce raccoglimento, umiltà, pazienza, è una forma deambulatoria di preghiera, offerta incondizionatamente al genius loci, all'immensità del mondo circostante.” (pag. 108)
Viaggiare a piedi significa limitarsi all'uso delle cose essenziali (…) Camminare significa mettersi a nudo, scoprirsi in un faccia a faccia con il mondo. L'arte del camminare, dice Thoreau riferendosi a una delle etimologie di sauntering, consiste nel raggiungere simbolicamente una Terra Santa, nell'affidare i propri passi al magnetismo della strada "nel modo in cui un fiume, pur seguendo un percorso tortuoso, continua a cercare, e con ostinazione, la strada più breve che porta verso il mare" (pag. 114)
“Nel logorio della marcia ci sono a volte tanta forza e bellezza da dissolvere la sofferenza che predomina all'inizio del viaggio.” (pag. 115)
“Che cosa importa l'esito del cammino se ciò che conta è solo il fatto di averlo percorso. Non siamo noi che facciamo il viaggio, è il viaggio che ci fa e ci disfa e ci inventa. E se qui il nostro scritto si conclude, l'ultima parola è soltanto una tappa lungo il percorso. La pagina bianca è sempre una soglia. Per fortuna ripartiremo, avventurandoci nelle città del mondo, nelle foreste, nelle montagne, nei deserti, per fare nuove provviste di immagini e di sensorialità, per scoprire altri luoghi e altri volti, per trovare argomenti di scrittura, per rinnovare lo sguardo, senza mai dimenticare che la terra è fatta più per i piedi che per i pneumatici, e che fintanto che abbiamo un corpo tanto vale servirsene. La terra è rotonda, e facendone tranquillamente il giro ci si ritrova un giorno al punto di partenza, già pronti per un altro viaggio. Quanti sono i sentieri, le strade, i villaggi, le città, le colline, i boschi, i mari, i deserti, tanti sono i percorsi per raggiungerli, sentirli, osservarli, per abbracciare la memoria nell'esultanza di essere in quel luogo. I sentieri, la terra, la sabbia, le rive del mare, perfino le pietre e il fango, sono a misura del corpo e del brivido di esistere.” (pag. 118)
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