Tempo di lettura:
5h 30m
Editore: Newton Compton
Anno: 2007
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 165 Pagine
Isbn 10: 8854109509
Isbn 13: 9788854109506
Delphine scrive musica, veste punk, gioca con il gatto e ammazza ragazze. È il suo hobby, il suo modo di urlare al mondo “MI FAI SCHIFO”. Delphine odia gli uomini, odia il corpo maschile che ritiene ripugnante, odia le donne e il loro dipendere dai maschi, odia la folla della metropolitana, i ragazzini in discoteca. Un giorno qualcuno tenta di rapinarla e lei reagisce tagliandogli la gola con un coltello. Da quel momento Delphine decide che l’umanità merita solo di essere sterminata e con la complicità di Narciso- un ragazzo troppo bello e ricco per essere amato- compie i più efferati omicidi in stile “contrappasso dantesco”. Uccide una ragazza in carne facendole mangiare il suo stesso grasso, uccide una ragazza di facili costumi infilzandole un coltello nei genitali e così via. Lo stile splatter è una delle colonne portanti del romanzo, così come la schizofrenia imprevedibile della protagonista. La scrittura è scorrevole, ben strutturata, con pochi scivoloni, nonostante la giovane età dell’autrice. La psicologia dei personaggi è analizzata molto bene e la superbia di Delphine risulta odiosa proprio come nei piani di Genea. Il lettore non deve identificarsi con Delphine ma, anzi, al contrario, deve odiarla e disprezzarla. Delphine non è l’esempio da seguire, ma anzi l’esempio da non seguire come del resto si vedrà nel finale. Barbie deve morire è un romanzo strano: uno di quelli che ti lascia l’amaro in bocca e anche, per dirla in modo schietto e deciso, il disgusto e il sapore ferroso del sangue. Alcune parti sono al limite della decenza umana, altre scivolano inevitabilmente nello splatter. Altre sono cattivissime e blasfeme anche per il più cinico dei cinici. Ma nonostante questo, il lettore non riesce a staccarsi dalla lettura. È come guardare un film horror: ti fa schifo, ribrezzo, orrore e sai che dopo non riuscirai a dormire, ma non puoi fare a meno di guardarlo. Una curiosità molesta ti prende, un qualcosa di macabro e inquietante ti impone di continuare a girare pagina per immergerti nel mondo malato di Genea e della sua Delphine
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