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È il 1967. Chris Taylor, con la speranza di essere illuminato da chissà quali rivelazioni profonde e significative durante qualche violento rito, si arruola volontario per il Vietnam. E convinto che, laggiù, le tante domande senza risposta, accumulate nel corso della sua pur ancor breve esistenza, smetteranno di assillarlo; che il “Nam” possa fornirgli una diversa comprensione della realtà, fargli conoscere tutto quanto non è riuscito a scoprire nel suo piccolo orizzonte delimitato dalla biblioteca scolastica. Giunto a Cu Chi, la sua destinazione, Chris Taylor si rende ben presto conto della propria ingenuità: spedizioni, imboscate, pattugliamenti notturni, incursioni nei villaggi non gli danno un attimo di tregua. Come ha potuto essere così sciocco da credere che sarebbe riuscito a trovare anche solo tempo di pensare, in quell'inferno? E poi la paura, la sofferenza fisica, l'orrore di fronte all'immensa carneficina che ha costantemente sotto gli occhi lo disorientano sempre più: a poco a poco si accorge di essere un naufrago alla deriva su una zattera che, in un mare scatenato, fa acqua da ogni parte. Sparite le domande, gli interrogativi sul chi sono, da dove vengo, dove vado…
Il solo pensiero, l'unica preoccupazione è sopravvivere. A chi chiedere aiuto, a chi ispirarsi? A Elias, il generoso, saggio, equilibrato sergente mezzo indiano che ancora serba in se un barlume di umanità o allo spietato, sadico Sergente Barnes, per quale la sola regola è: uccidere per non essere uccisi? E basterà fare questa scelta? O non dovrà comunque, da solo, attraversare tutto l'oceano di fuoco e di sangue, vivere sino in fondo la sua Stagione all'inferno, per scoprire che Blas e Barnes altro non sono che due aspetti dello stesso essere, ben vivi anche dentro di lui?
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