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18h 8m
Per gioco ma sul serio inizia facendoci conoscere la famiglia Matthews in visita all'Esposizione londinese del 1912 e, seguendo un arco di sessant'anni di storia inglese, si conclude ai giorni nostri con i membri della famiglia dispersi e ormai estranei gli uni agli altri. I Matthews sono borghesi ma non conformisti. Il padre e la madre, chiamati dai figli "Billy Pop" e "la Contessa," sono copie sbiadite dei loro antenati, quantunque si diano delle arie e almeno esteriormente conservino la patina di una grande civiltà: Billy dice di essere uno scrittore e lei, una bella donna, si impegna soprattutto nel tradire il marito. Ma la parte migliore del talento dell'autore è spesa nel tratteggiare i ritratti dei loro sei figli: Quentin, esagitato dalla politica, colleziona avventure amorose; Gladys, la meno tormentata del gruppo, stenta a trovare marito ma in compenso è l'unica a realizzare una certa indipendenza economica; Rupert, il bello, morbosamente legato alla madre, diventa attore ma non sa adeguarsi ai tempi nuovi che incalzano; Margaret, brillante scrittrice, cerca ostinatamente nelle avventure erotiche nuovi spunti narrativi, e la sua gemella, Sukey, madre e moglie esemplare, per sfuggire alla realtà che la circonda si rinchiude in un piccolo mondo convenzionale; infine Marcus, omosessuale di gusti raffinati e mercante d'arte, finisce nel Nord Africa. L'autore elabora con maestria il complesso intreccio di relazioni nutrite dall'odio e dall'amore, dall'interesse e dalla noia, dall'ammirazione e dal disprezzo, che intercorrono fra madre e figlie, padre e figli, padre e madre... Paradossale nelle sue implicazioni, come suggerisce il titolo, questo romanzo non verte essenzialmente su cose di altri tempi: "Udire che un tratto familiare della nostra giovinezza è salutato da una generazione più giovane come uno sbalorditivo fenomeno moderno è una situazione ricorrente."
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