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Matatà significa “pena” in swahili, e il lungo, ricco, intenso romanzo di Malcolm McConnel ne abbonda. Ambientata nel Congo, l'azione si svolge in una sola intensa settimana fra il Natale e il Capodanno del 1965, in un periodo in cui mercenari, signorotti tribali, forze armate congolesi incontrollate, e ogni specie di sfruttatori stranieri sono ancora in fermento e in conflitto. Per Steven Sherman, un giovane funzionario del servizio estero, e per Lisa, la sua inquieta moglie, Léopoldville è un luogo composto in parti uguali da frustrazione, fascino e paura. Nella fatale settimana, Steve attraverserà il grande paese in aereo, si troverà coinvolto nelle sanguinose conseguenze dell'agonia congolese, e vedrà in azione lo sfruttamento internazionale, incontrando molte persone, di cui forse la più sorprendente è… lui stesso. A casa Lisa scivolerà quasi involontariamente in un carosello erotico, mentre nei cespugli è in agguato il destino conradiano, sotto le spoglie del tenente Pierre-Marie Tschimpama, un purissimo erede della travagliata libertà del suo paese. Con penetrante intuizione e piglio vigoroso, Malcolm McConnel ci dà un indimenticabile ritratto dell'ironico ruolo degli americani sul palcoscenico mondiale, e un quadro drammatico e intimo di alcuni degli attori predestinati in quel dramma.