Tempo di lettura:
5h 20m
Editore: Adelphi
Anno: 1981
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 160 Pagine
Isbn 10: 8845904539
Isbn 13: 9788845904530
«L’uomo non è diventato meno crudele col passare di quella cosa illusoria che si chiama Tempo, anche se in quasi tutte le parti del mondo è diventato più ipocrita di quello che era».
Così leggiamo in margine a questo pamphlet di pura vena swiftiana, del quale si può dire con tutta tranquillità che è agghiacciante. Fa parte essenziale dell’ipocrisia moderna spostare il dibattito sulla pena di morte verso alte questioni di principio, senza prima accertare che cosa di fatto sia un’esecuzione capitale. E proprio questo deplora Duff, col suo magistrale sarcasmo. Se, come argomentano i suoi difensori, la pena di morte ha una funzione dissuasiva, perché rendere quasi clandestine le esecuzioni capitali e non farne invece «il più grande spettacolo del mondo»?
All’alto valore pedagogico si aggiungerebbe quel tocco sanguinario che ha sempre attratto il grande pubblico. Oggi invece l’impiccagione – anche per il suo aspetto di art pour l’art, che tende a renderla una manifestazione elitaria – continua a essere apprezzata soltanto da sceriffi, guardie carcerarie e rappresentanti del clero.
A questo malcostume Duff vuole ovviare divulgando i fatti della cerimonia – a cominciare dalle atroci modalità della lenta morte per strangolamento che in genere sopravviene in questi casi, invece della più celere e «pulita» morte per slogamento dell’osso del collo, che è la massima aspirazione nell’arte del boia. Duff è minuzioso e implacabile nei particolari: egli vuole davvero che un più largo pubblico possa partecipare degli orrori finora riservati a pochi. Alla fine egli ci condurrà a constatare che il patibolo è «l’unico edificio politico che non può essere spazzato via nemmeno dalla più illuminata rivoluzione».
Scrisse Norman Douglas: «Se ne avessi il potere, vorrei che su ogni tavolino di Londra, per la prima colazione, ci fosse una copia di questo libro».
Altre edizioni
Recensioni