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"L'immagine razionalistica e idealistica di Platone, cresciuta attraverso i millenni, e divenuta, attraverso la paziente fatica storiografica del XIX secolo, una statua organicamente modellata e ben solida, è ora crollata di colpo, e viene sostituita da un'immagine mistica e realistica, mediante la testimonianza più inattaccabile, cioè le parole stesse di Platone, che nella settima lettera — di gran lunga la più rilevante e la più estesa della raccolta — ci offre, senza ambiguità, una confessione filosofica e un'autobiografia politica. [...] Questa è l'unica occasione in cui possiamo sorprendere questa Sfinge — rilassata in un momento angoscioso — mentre parla di sé, non più dissimulata dietro Socrate o altri personaggi. Per sconvolte che siano le nostre vecchie idee sul filosofo greco — poiché quello che è detto nella settima lettera non investe solo Platone stesso, ma tocca il passato e il futuro, i presocratici e Aristotele —, non ci rimane che accettare la rivelazione, e riflettere a quanto del falso filosofo greco è passato nel vero filosofo medievale e moderno." (Dalla Prefazione di Giorgio Colli)
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