Tempo di lettura:
14h 52m
Editore: Gruppo Editoriale L'Espresso
Anno: 2017
Lingua: Italiano
Rilegatura: Flessibile
Pagine: 446 Pagine
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.
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Recensioni
Stefi
"Lo sguardo metà stupito e metà indulgente che mi rivolse il Professor A quando inciampai sulla soglia del suo ufficio era lo stesso con cui molti altri, anche parecchio diversi da lui, mi avrebbero accolto nel corso degli anni. << Ecco una ragazza strana, >> sembrava voler dire << le ci vuole assolutamente qualcuno che la guidi, e magari ogni tanto la rimetta al suo posto. >> Col passare del tempo a questo sguardo ne sarebbe subentrato un altro, carico di disappunto, come se con il mio comportamento stessi contravvenendo ai patti iniziali, come se fossi di colpo diventata una ragazzina ribelle e capricciosa, impossibile da controllare."
È Azar Nafisi che parla, autrice di questo libro meraviglioso, donna iraniana che prima di essere scrittrice per sua stessa ammissione è prima di tutto un'insegnante di letteratura. Oltre alle storie delle "sue ragazze" ( le alunne che partecipano al suo seminario segreto a Teheran), la cosa che più mi è piaciuta di questo libro sono proprio le riflessioni della Nafisi sui libri letti tutte insieme, sono delle vere e proprie mini lezioni molto interessanti. Chiudendo l'ultima pagina di questo libro, non riesco a non pensare ad ogni donna che nasce in Iran, privata della sua libertà ancora prima di capire cosa significhi questa parola.
"Ormai mi sono convinta che la vera democrazia non può esistere senza la libertà di immaginazione e il diritto di usufruire liberamente delle opere di fantasia. Per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri; bisogna che il tuo mondo privato possa sempre comunicare col mondo di tutti. Altrimenti, come facciamo a sapere che siamo esistiti?"
OgniRicciounLibro
Un libro bellissimo sotto diversi punti di vista:
Ma la cosa più bella è che al contempo è un libro che urla libertà, voglia di combattere e di vivere.
alessiab
Un libro potentissimo. Ho apprezzato lo stile - chiaro, efficace - della narratrice, che mischia critica letteraria, autobiografia e Storia senza mai destabilizzare il lettore. Il lettore deve essere "erudito", o quantomeno riuscire a seguire senza troppo sforzo le analisi letterarie di Azar Nafisi; il rischio, altrimenti, è quello di non apprezzarne i parallelismi. Più che l'intreccio, ho amato la storia e la consapevolezza che una storia così, di tenerezza e resistenza, sia stata. Sono anche riuscita a informarmi su un pezzo di storia - quella iraniana - che non conoscevo e che un articolo di Internazionale non mi avrebbe fatto scoprire da un punto di vista così umano. E' una storia difficile, perché le fazioni cambiano, i buoni diventano i cattivi e i cattivi hanno paura, e i buoni sono anche cattivi; e il popolo, almeno le persone che circondano Nafisi, non riescono a fare a meno di pensare che hanno contribuito attivamente alla loro tragedia. Tutti, o meglio, tutte: le ragazze che partecipano al seminario della professoressa Nafisi hanno origini, ideologie e sogni diversi, eppure tutte sanno che quella che è la loro vita di donne nell'Iran degli anni '90 era evitabile. Non è la consapevolezza più violenta? Un tragico scherzo che non fa ridere?
wellreadvenus ⊹ ࣪ ˖𓇢𓆸
Sono estremamente grata a questo meraviglioso memoir, perchè ha infranto in me quella falsa percezione riguardo alla libertà che abbiamo tutti noi cittadini di paesi liberi: che sia una condizione universale.
Con lucidità, classe e garbo, la Nafisi ci racconta che non è così — e va oltre, introducendo la letteratura nel quadro. Non come semplice conforto, ma come soluzione concreta: proprio il posto che a lei spetta.
RebelBooks
AccioBookClub 2019; Febbraio // «Leggere Lolita a Teheran è stato un viaggio intenso, che mi ha fatto arrabbiare parecchio e, allo stesso tempo, mi ha mostrato come comunque ci sia un’alternativa all’ingiustizia, al dolore, al sopruso. Questa alternativa porta il nome di “upsilamba”, una parola che è stata nominata poche volte nelle prime pagine ma che per me riassume l’intero senso dell’opera: upsilamba che aiuta a costruire il proprio violino con cui immaginare, upsilamba che vince anche il censore cieco, upsilamba che fa dipingere le unghie di rosso, anche se sei una donna e sei costretta a nasconderle.» - @juliabbi // «Ho amato questo libro perché è stato scritto da una persona forte, una donna che insegnava letteratura occidentale all’università di Teheran, in un contesto storico e culturale estremamente travagliato, su cui l’Islam esercita una fortissima pressione. La Nafisi se ne frega e insegna ad amare la letteratura, insegna ad andare oltre le parole, a leggere tra le righe, a confrontare, discutere e a ragionare con la propria testa.» - @giubooks // «Estremamente grata a questo meraviglioso memoir, che sta infrangendo in me quella falsa percezione riguardo alla libertà che abbiamo tutti noi cittadini di paesi liberi: che sia una condizione universale.» - @ghiofgreengables // «Non si legge di persone, si vive accanto a loro, si soffre e si sente accanto a loro. Eppure consapevolmente mai nello stesso modo. Mi ha colpito profondamente.» - @claudiascream // «"Leggere Lolita a Teheran" è uno di quei libri che ti fa innamorare profondamente della letteratura. Non solo per gli innumerevoli consigli di lettura (ho contato circa una settantina di titoli citati) o per l'analisi approfondita di quattro opere [...] ma perché ti aiuta a comprendere fino in fondo il potere salvifico e allo stesso tempo sovversivo dei libri.» - @thebooklawyer