Tempo di lettura:
8h 32m
Editore: AnimaMundi Edizioni
Anno: 2020
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 256 Pagine
Isbn 13: 9791280008152
Di primo acchito farebbe pensare a un’opera tipica del neorealismo al quale rimandano indubbiamente alcune caratteristiche, come l’ambientazione meridionale, la scelta di personaggi appartenenti alle classi subalterne, l’arretratezza delle condizioni di vita in cui essi vivono e il riferimento a precise coordinate storiche e geografiche. Ma le tematiche prevalenti nel romanzo non sono di natura sociale, come si potrebbe immaginare. La fame, la miseria, gli stenti quotidiani esistono ovviamente e sono alla base della vita dei personaggi, ma non è su di esse che si appunta l’attenzione della scrittrice. Non c’è un intento documentario, né un tono di denuncia delle condizioni di vita della gente del Sud o di polemica ideologica contro il fascismo, secondo gli schemi più vulgati della narrativa neorealista. C’è qualcos'altro che sembra affliggere questi personaggi più delle condizioni in cui vivono, ed è il disagio di tipo esistenziale dal quale sono accomunati: un male sottile che condiziona le loro esistenze e ne fa delle monadi sofferenti e disperate. Solitudine, incomunicabilità, inettitudine, alienazione, aridità interiore: nessuno sembra sfuggire a questo "male oscuro".
Recensioni
Stefi
Ciò che più ho apprezzato di questo romanzo è lo stile della scrittura, Rina Durante è anche una poetessa e da queste pagine risulta evidente. Le descrizioni della campagna arida e indifferente, i monologhi interiori dei personaggi soli di fronte all'ineluttabilità del mondo sono pieni di metafore ed immagini liriche. All'inizio un narratore ci conduce nella storia di questa povera famiglia di Melendugno in Salento, attanagliata dalla fame e dal degrado, in seguito entriamo anche nella mente dei personaggi, di Teta ( il padre), di Giulia e Luigi ( alcuni figli di Teta), di Marta ( figlia di Rosa, la seconda moglie di Teta). Forse mi sbaglio però mi sembra che le donne paghino quasi sempre un prezzo più alto, anche in un contesto di alienazione generale che non risparmia nessuno, come in questo romanzo. Ad ogni modo mi sembra assurdo che nei programmi scolastici non venga mai nominata questa opera, mi sembra di grande rilievo.
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"Quando Eugenio partì provò un senso di liberazione. Ogni volta che la guardava temeva che scoprisse la fame che le era stata sempre dentro, da quando aveva cominciato a ricordare, e per causa sua, tutta l'irreparabile compromissione. Aveva scoperto proprio per lui cosa volesse dire essere liberi dalla fame, non averle pagato il prezzo di ignominia e di sconforto. Capì di fronte alla sua generosa libertà di guardare le cose con occhi puri, l'enormità della sua colpa. La fame era stata capace di tanto: ormai le cose le stavano intorno senza altro significato che quello che la fame aveva loro attribuito. Lei era sempre al di qua di esse, soffocata dalla sua incapacità di sollevarsi sino a loro, e di intenderle."