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La compagnia delle anime finte (0)

Wanda Marasco

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Editore: BEAT

Anno: 2019

Lingua: Italiano

Rilegatura: Rilegato

Pagine: 238 Pagine

Isbn 13: 9788865596098

Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe. Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l'infanzia povera in un'arida campagna alle porte della città; l'incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico. E una narrazione di soprusi subiti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell'infanzia e dell'adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Marioma-ria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»... «Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono, come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino.

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Recensioni

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Vero00

Troppo dialoghi e descrizioni, non di mio gusto

Stefi

"Non era giusto, disse Mariomaria. La gente campava di cose maligne. La signorina beveva, le aveva sentito più volte il fiato alcolico, ma mille volte falsa era l'accusa di quell'altro vizio. Lui poteva dirlo. La Capece non l'aveva mai toccato, nemmeno con un dito. Ogni tanto gli diceva belle cose: <<uno deve essere quello che si sente di essere.>> La Capece aveva capito la sua natura."

Questo libro mi è piaciuto molto perché è scritto davvero bene, il linguaggio è adattato ai personaggi e al contesto, risulta molto verace ma con innesti pregni di profondità. Questa lettura mi ha ricordato molto mia nonna e quell'atteggiamento tipico del passato fatto di rassegnazione e parole spicce. Queste anime finte che si aggirano nel caos del mondo, cercando un punto fermo per divenire reali e realizzate mi hanno commossa tanto. C'è Rosa che racconta la storia dei suoi genitori, soffermandosi molto su sua madre Vincenzina e ci sono i suoi amici, vicini di quartiere e i loro desideri, vezzi e vizi. Mi sono sentita molto coinvolta emotivamente da queste storie di miseria e cattiveria, di dolore e speranza.

 

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