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Questo libro formula una nuova teoria dell'ingiustizia e dei modi in cui noi reagiamo a essa, come attori e specialmente come vittime. Judith Shkal pensa che non sia possibile porre regole troppo rigide per distinguere tra gistizia e sventura, poiché tali definizioni non terrebbero sufficientemente conto della variabilità storica e delle differenze di percezione tra vittime e spettatori. Dal punto di vista della vittima una compiuta definizione dell'ingiustizia include non solo la causa immediata del disastro ma anche il nostro rifiuto di prevenire e poi di mitigare il danno, ovvero quella che l'autrice chiama ingiustizia passiva.
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