Tempo di lettura:
7h 30m
Editore: Sur
Anno: 2019
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 225 Pagine
Isbn 10: 8869981606
Isbn 13: 9788869981609
Un centro commerciale che durante le campagne di sconto del Black Friday viene invaso da orde di consumatori-zombie; un parco a tema in cui i bianchi possono simulare di uccidere presunti malintenzionati neri; l’autore e la vittima di una sparatoria in una scuola che, dopo morti, cercano di prevenirne un’altra; un gruppo di attivisti neri che vendica con surreale violenza l’ennesima clamorosa assoluzione di un omicida razzista; un mondo postapocalittico in cui ogni giorno si ripete, in un loop eterno, una catastrofe nucleare. I dodici racconti di Nana Adjei-Brenyah sono un ritratto distopico degli Stati Uniti contemporanei, in cui la realtà del consumismo, delle diseguaglianze di classe, delle tensioni razziali, dell’uso incontrollato delle armi da fuoco vengono portate alle loro estreme conseguenze, usando in maniera brillante i dispositivi della satira, della narrativa fantastica, dell’horror. Al cuore delle storie restano però personaggi umanissimi e credibili, nostri simili, che cercano di conservare la sanità mentale o la coerenza morale in un mondo che deraglia: a loro – a noi – l’autore affida la sua speranza. Un esordio potentissimo, con un immaginario degno di Black Mirror e una lingua essenziale e tagliente, che ha ricevuto elogi da grandi nomi della scena letteraria americana come George Saunders e Colson Whitehead, e paragoni con classici contemporanei del calibro di Kurt Vonnegut e Ralph Ellison.
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Recensioni
Lìa B.
Buon 4 luglio ai nonmeravigliosi USA! // Grazie George Saunders di aver così ben indirizzato i tuoi studenti!
Nana Kwame Adjei-Brenyah ha infatti studiato all’Università di Syracuse, dove ha incontrato Saunders. Bastano poche parole da parte mia per far capire a qualcuno che non amo la letteratura americana, proprio no, ma quando lessi Saunders pensai “eccola qui, l’eccezione!”. Lui non aveva nulla a che vedere con il Grande Sogno Americano.
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Nana Kwame racconta un’America degenerata e hopeless e lo fa utilizzando personaggi di colore calati in contesti lavorativi abominevoli (e bianchi) o in situazioni sociali degenerate (e bianche).
Sposta l’asticella temporale un po’ più in là , così che appaia come un futuro prossimo che però somiglia davvero tanto al momento attuale. A dimostrarlo il primo racconto, I 5 della Finkelstein, che più che un racconto mi è parso un fatto di cronaca.
Difficilmente leggo di esordienti così potenti e capaci, e Friday Black si fa divorare mentre ti divora dentro il dubbio che non sia poi così “distopico” “fantastico” o “futuristico” quello che stai leggendo.
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