Tempo di lettura:
10h 50m
Editore: Edizioni E/O
Anno: 2019
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 325 Pagine
Isbn 13: 9788833571263
In esilio a Parigi dall'età di dieci anni, Kimiâ, nata a Teheran, ha sempre cercato di tenere a distanza il suo paese, la sua cultura, la sua famiglia. Ma i jinn, i genii usciti dalla lampada (in questo caso il passato), la riacciuffano per far sfilare una strabiliante serie d'immagini di tre generazioni della sua storia familiare: le tribolazioni degli antenati, un decennio di rivoluzione politica, il passaggio burrascoso dell'adolescenza, la frenesia del rock, il sorriso malandrino di una bassista bionda...
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Recensioni
Stefi
Che magnifico viaggio incasinato e avvincente è stata la lettura di "Disorientale" di Négar Djavadi, la scrittura è ben strutturata e stimolante, man mano che andavo avanti ero sempre più curiosa e appassionata. Inizialmente mi sono persa un pochino tra i tanti parenti dei protagonisti, ma un prospetto nelle pagine finali si è rivelato molto utile per destreggiarsi nella grande famiglia di Kimiâ, voce narrante del libro.
"Si ascolta meglio con gli occhi che con le orecchie. Le orecchie sono pozzi vuoti, buoni per le chiacchiere. Se hai qualcosa da dire, scrivila." E così Kimiâ prende alla lettera queste parole dette da suo padre Darius e scrive. Ci racconta la delusione per la deriva dell'Iran e la difficile vita da esiliati che si ritrova ad affrontare con i suoi genitori e le sue sorelle intrecciando la sua storia familiare con il racconto contemporaneo delle sue vicende personali in Europa, a Parigi per l'esattezza.
"E dato che, come si sa, qualcosa si perde nella traduzione, non deve sorprendere che abbiamo disimparato, almeno parzialmente, ciò che eravamo per fare posto a ciò che siamo divenuti.
(...) "Per integrarsi in una cultura, ve lo garantisco, bisogna prima disintegrarsi almeno parzialmente dalla propria." Quanto è vero tutto ciò! Non ci avevo mai pensato, invece questo libro mi ha dato modo di riflettere tanto e di conoscere cose sull'Iran che non sapevo. "Ognuno di noi aveva sperato che un giorno avremmo potuto vivere di nuovo tutti e cinque insieme, liberi e senza paura. Solo che la libertà è un'illusione, quello che cambia è la dimensione della prigione."