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Dialoghi con la storia (1)

Peter Carey e il nuovo romanzo storico

Maria Renata Dolce

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Editore: Pensa Multimedia

Anno: 2000

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 305 Pagine

Isbn 10: 888232107X

Isbn 13: 9788882321079

Il dialogo di Peter Carey con la storia della sua nazione, condotto sin dalle prime opere per definirsi nei romanzi maturi di interesse specifico sull'argomento, si colloca nell'ambito della rivisitazione narra tiva del passato caratteristica della scrittura australiana dell'ultimo ventennio, revisione critica intimamente legata alla dibattuta questione della definizione di un'identità nazionale. Il saggio esplora le espressioni più significative di quel dialogo, che si attesta quale veicolo di decolonizzazione culturale: la rilettura del passato, distorto e strumentalizzato dall'Impero e dalle sue narrative, il cui lascito ha inciso significativamente sul processo di rimozione e occultamento della storia operato dalla "leggenda nazionale", rappresenta un tratto fondante dell'intero corpus narrativo dello scrittore. Nei suoi romanzi Carey interroga i "buchi neri" della storia ufficiale, denunciando in primis la rimozione, in una colpevole amnesia collettiva, delle origini della colonia come serbatoio degli indesiderati dell'Impero. La riscrittura del passato vittoriano e delle sue narrative, di cui il romanzo di Dickens si fa emblematica testimonianza, rappresenta una strategia di disvelamento e decostruzione dell'egemonia culturale e ideologica dell'Occidente, condotta attraverso la parodizzazione dei suoi miti fondanti. Riflessione profonda sulla narrativizzazione del passato e sui "racconti" della storia, la scrittura postcoloniale di Carey incrina le presunzioni di autorevolezza dei resoconti ufficiali, siano essi contributi storiografici o ricostruzioni creative, per palesarne la natura di costrutto artificioso e fittizio al servizio di precise logiche di potere. Nondimeno, resta allo scrittore la responsabilità di uno scavo "immaginativo" nel passato, affinché alla storia nazionale vengano restituite quella complessità e quella mobilità che sono garanzia, nel presente, di un'identità pluralista e democratica.

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